A domenica di 25 febbraio il Parco della Storia Militare è stato visitato dai soci della Rapalska meja,
accompagnati da collegi italiani di diverse società storiche del Friuli-Venezia Giulia, interessati al
patrimonio e alla conservazione dei resti della linea di fortificazione italiana Vallo Alpino. Sono stati
accolti nel Parco anche dal direttore, mag. Janko Boštjančič, che ha dato loro il benvenuto e ha sottolineato la disponibilità del Parco a collaborare con le società per conservazione e all’interpretazione
del patrimonio di Vallo Alpino. In questa occasione gli autori italiani hanno presentato al Parco il libro
“Guardiani della storia”.

Foto: Parco della Storia Militare


Ai margini della Conca di Pivka è ben conservata l’eredità del Vallo Alpino, realizzato dal Regno d’Italia
negli anni ’30. Per difendere il confine è stato creato un ramo speciale dell’esercito “Guardia alla
frontiera”. La fortificazione del confine fu un enorme progetto finanziario e organizzativo che, oltre alla
costruzione di fortificazioni per lo più sotterranee, comprendeva anche la costruzione di caserme,
magazzini, strade, serbatoi d’acqua e simili. È interessante notare che questo sistema di difesa non fu mai
utilizzato per la guerra vera e propria. La costruzione dei forti avvenne nella massima segretezza, poiché
la gente locale non sapeva cosa stessero costruendo. Gli operai venivano portati dal sud Italia, la gente
locale portava ai posti di guardia solo materiale, acqua e cibo.

Le fortificazioni o bunker, come li chiamano i locali, hanno ancora un po’ di mistero, almeno per quanto
riguarda i due più grandi sistemi di fortificazione su Primož nad Pivko e sulla collina di Habjan, si può
dire che disponevano di moderni dispositivi di ventilazione con un sistema di filtraggio, serbatoi per
l’acqua , generatore elettrico e illuminazione, deposito di cibo e alloggi per i soldati. Le fortificazioni
centrali situate a Primož nad Pivko hanno 481 m di tunnel fortificati che collegano tutti gli spazi
funzionali nel sottosuolo. Temendo i partigiani, nel 1944 i tedeschi tentarono di far saltare alcune
fortificazioni attorno a Pivka, tra cui quella più grande a Primož, ma ci riuscirono solo parzialmente.
Molto interessante e ben conservato è il sistema di fortificazione sulla collina di Habjan, che si trova
praticamente nel centro di Pivka.

I visitatori provenienti dall’Italia erano interessati soprattutto a vedere le posizioni difensive e la fortezza
su Primož, in particolare l’unico blocco di artiglieria doppio, che è considerato un’eccezione tra i tipi di
posizioni difensive altrimenti molto uniformi. La visita delle fortificazioni è seguita la visita del Parco della Storia Militare.

Foto: Società Rapalska meja

A 6 febbraio, il Parco della Storia Militare è entrato nel mese della cultura con l’inaugurazione della nuova mostra “Ospedale da campo militare – Feldspital 808 e la sua cappella a Kosovelje sul Carso”. Tra dieci ospedali militari che durante la prima guerra mondiale prestavano assistenza medica ai soldati feriti e malati nelle retrovie del fronte dell’Isonzo, nel 1917 un ospedale esisteva anche nel villaggio di Kosovelje sul Carso. Probabilmente anche questa verrebbe dimenticata se non stato per i resti di una famosa cappella ospedaliera nel luogo di ospedale da campo.

Il Parco della Storia Militare è stato ispirato da questo progetto degli abitanti di Kosovelje e dei villaggi circostanti, che cercano con tenacia di far rivivere la memoria storica dei vari eventi avvenuti nel loro villaggio e nei dintorni durante la Prima Guerra Mondiale, e intendono collocare la cappella ritorna come ricordo degli eventi della guerra. L’autore della mostra sul Feldspital 808 è il direttore del Parco della Storia Militare, mag. Janko Boštjančič.

L’ospedale militare da campo austro-ungarico Feldspital 808 fu fondato subito dopo l’inizio della guerra sul fronte serbo, ma dopo la dichiarazione di guerra italiana fu spostato sul fronte dell’Isonzo. Era un elemento indispensabile per l’assistenza medica nelle retrovie dei soldati. Prima si trovava a Škrbina sul Carso, poi fu temporaneamente trasferita a Štanjel. Nell’aprile 1917 iniziò ad operare nella nuova sede a Kosovelje, dove aveva 170 letti per i feriti e i malati. Il complesso dell`ospedale in Kosovelje era costituito da 9 edifici: quattro baracche per feriti e malati, una baracca per la convalescenza, una baracca per ufficiali, una clinica oculistica, una baracca per pazienti con emorroidi e una baracca cucina. Dopo lo sfondamento del fronte, nell’ottobre del 1917, l’ospedale si trasferì nel comune di Motta di Livenza, 40 chilometri a nord-est di Venezia, dove rimase fino alla fine della guerra.

Il nucleo della mostra sul Feldspital 808 è il modello della cappella eretta al centro del complesso a Kosovelje per la cura spirituale dei feriti e dei malati, nonché del personale dell’ospedale. Il bellissimo modello della cappella è stato commissionato dal Parco storico militare con eccezionale cura per i dettagli e l’autenticità storica ed è stato realizzato da Franci Pogačar di Polje a Lubiana, che ha investito più di 2.500 ore del suo lavoro nella sua creazione. Realizzare il modello è stata una grande sfida, perché la cappella fu demolita dopo la seconda guerra mondiale e per circa 60 anni non si seppe nemmeno una fotografia. La preparazione del modello è stata possibile solo grazie al prezioso ritrovamento dell’album fotografico del Feldspital 808, scoperto in Germania dal collezionista di fotografie Marko Mohorčič. Sulla base delle fotografie e delle misurazioni sul campo l’architetto Tomaž Bekš di Kosovelj ha disegnato una pianta precisa della cappella, che è servita come base per la realizzazione del modello.