Nel corso della visita di quest’anno al rifugio contraaereo “Kleine Berlin” di Trieste, i rappresentanti del Parco della Storia Militare sono stati ospitati dal Sig. Maurizio Bressano che ha donato quattro caschi/elmetti per membri dell’equipaggio degli carri armati. Questi elmetti potranno essere visionati da altri visitatori nel Padiglione A e rappresentano un’interessante aggiunta alla collezione già esistente di carri armati e artiglieria del Parco. Il Sig. Bressano ha già donato in passato oggetti e suoi modelli al Parco, per cui lo ringraziamo di cuore.
Nel corso dell’ultima donazione la collezione è stata integrata dai seguenti elementi:
Casco americano DH-132A – Il casco DH-132 è entrato in servizio con l’esercito americano nel 1973, sostituendo il casco T-56-6 CVC. La protezione balistica è stata realizzata dall’azienda americana Gentex, ed il casco è dotato anche di cuffie e microfono. È stato progettato per l’uso nei veicoli blindati.
Casco per membri del equipaggio per veicolo corazzato britannico – Il casco è stato prodotto da Amplivox Ltd. ed è entrato in servizio nell’esercito britannico nel 1973. È un pezzo unico in fibra di vetro/plastica balistica ed è progettato per resistere a un proiettile da 6 mm con una velocità di 130 m/s. È stato realizzato in una sola taglia e copriva perfettamente la testa e il collo. Aveva anche le cuffie integrate. I collezionisti spesso gli danno la designazione AFV-73, ma è meglio conosciuto con il nome di “casco Dan Dare” (da un casco dal design simile indossato dall’eroe di un popolare fumetto degli anni ’50), e per la sua forma specifica era detta anche “rapa”.
Casco per membri del equipaggio per carri armati sovietico – questo modello di casco è stato introdotto in Unione Sovietica negli anni ’60 ed è rimasto in uso fino ad oggi. L`esempio ricevuto è del 1977.
Casco “Panzerhaube” della Germania dell’Est – questo modello di casco è stato introdotto nella Repubblica Democratica Tedesca negli anni ’70 ed è rimasto in uso fino ad oggi. Viene utilizzato nei veicoli blindati e nei carri armati. L`esempio ricevuto è del 1987.
Nel mese di aprile il Parco della Storia Militare sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 11:00 alle 15:00 e il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 16:00.
È OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE per participare nella visita guidata nel interno del sottomarino e/o provare il simulatore dell`aereo MiG-21.
È possibile effettuare la prenotazione al numero 031 775 002 o sul nostro e-mail [email protected].
Il Parco della Storia Militare sarà aperto a sabato e domenica di 30 e 31 marzo dalle 10 alle 16. A lunedì 1 aprile, il Parco sarà aperto dalle 10:00 alle 17:00.
È OBBLIGATORIO FARE UNA PRENOTAZIONE per visitare nell`interno del sottomarino e/o provare il simulatore dell`aereo MiG-21.
Le prenotazioni sono possibili al nostro e-mail: [email protected]
Direttore del Parco della Storia Militare, mag. Janko Boštjančič e il suo collega hanno partecipato alla riunione del comitato consultivo e di iniziativa dell’area commemorativa della storia militare “Ruža Hrvatska – Žirje” a Šibenik all’inizio di marzo.
I rappresentatori del Parco hanno visitato l’isola di Žirje, dove si trova l’area commemorativa. Sull’isola vivono solo circa 60 abitanti, ma nei mesi estivi si riempie di tanti appassionati di nautica e visitatori che ne apprezzano le sue bellezze naturali.
Tanti resti archeologici e un prezioso patrimonio storico-militare testimoniano il suo importante ruolo storico. Il vecchio insediamento viene ritirato all’interno dell’isola, una pratica comune tra le isole più esposte che in passato sono state bersaglio di attacchi di pirati e saccheggi. L’isola è caratterizzata da un ricco patrimonio di fortificazioni risalenti al VI secolo, periodo dei primi tentativi bizantini di proteggere quest’isola strategicamente importante e il suo entroterra.
L’importanza strategica dell’isola di Žirje venne evidenziata con la costruzione di un vasto sistema di fortificazioni di artiglieria austro-ungariche tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Dopo il crollo dell’Austria-Ungheria, le fortezze passarono al Regno di Jugoslavia e durante la seconda guerra mondiale furono occupate prima dall’esercito italiano e poi da quello tedesco. Nel dopoguerra le fortificazioni furono ampliate e modernizzate dall`esercito Jugoslavo (JLA) negli anni ’50 e ’60. L’ultimo periodo di funzionamento delle fortificazioni risale alla Guerra d’indipendenza croata tra il 1991 e il 1995.
Durante l’ultimo periodo di fortificazione e armamento dell’isola, la JLA collocò 12 cannoni 90/53 mod. 41 sulle postazioni di artiglieria esistenti. I cannoni vengono dalla fabbrica Ansaldo di Genova, originariamente installati sulla corazzata Vittorio Veneto della Regia Marina Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale.
Vittorio Veneto era una delle quatro corazzate di classe Littorio progettate e costruite nel cantiere vicino a Trieste. Aveva un dislocamento di 45.962 tonnelate a pieno carico, era lunga 237,76 metri e larga 32,82 metri, con un pescaggio di 9,6 metri. Otto turbine a vapore producevano velocità massima di 30 nodi (56 km/h). Queste capacità erano accompagnate da un armamento che comprendeva tre torrette con tre cannoni da 381 mm, dodici cannoni da 152 mm, quatro cannoni da 120 mm e una batteria contra aerea di dodici cannoni da 90 mm, che finirono a Žirje. La corazzata aveva un equipaggio composto da 1830 a 1950 ufficiali e marinai.
La nave Vittorio Veneto fu ammessa in marina nell’agosto del 1940 ed era attiva nel Mar Mediterraneo, dove, insieme alle altre navi della Regie Marine, rappresentava una seria minaccia per la Royal Navy britannica. La Vittorio Veneto è considerata la capitale italiana più attiva, avendo partecipato a ben undici operazioni. Dopo la capitolazione dell’Italia nel 1943, la nave si arrese agli Alleati e trascorse i successivi tre anni in Egitto. Dopo la fine della guerra venne ceduto come bottino di guerra agli inglesi, che nel 1948 lo consegnarono alla demolizione. Nonostante tutto, in quel momento i suoi cannoni da 90 mm non avevano ancora completato il loro servizio di combattimento.
La posizione strategica dell’isola di Žirje divenne evidente soprattutto durante la guerra d’indipendenza croata. Nel 1991 l’isola di Žirje, con la sua posizione e l’artiglieria, rappresentava il punto chiave della difesa di Šibenik.
Per il loro importante ruolo storico, le associazioni dei veterani croati prestano grande attenzione alla conservazione della memoria storica e del patrimonio tecnico-militare di Žirje e Šibenik. Con l’impegno dei veterani e soprattutto di Željko Šižgorić riuscirono a salvare tutti i cannoni di Žirje. Oggi due cannoni sono ospitati davanti all’Accademia militare croata a Zagreb, mentre il resto è previsto per il restauro e la reinstallazione a Žirje o nel nuovo museo militare.
A domenica di 25 febbraio il Parco della Storia Militare è stato visitato dai soci della Rapalska meja,
accompagnati da collegi italiani di diverse società storiche del Friuli-Venezia Giulia, interessati al
patrimonio e alla conservazione dei resti della linea di fortificazione italiana Vallo Alpino. Sono stati
accolti nel Parco anche dal direttore, mag. Janko Boštjančič, che ha dato loro il benvenuto e ha sottolineato la disponibilità del Parco a collaborare con le società per conservazione e all’interpretazione
del patrimonio di Vallo Alpino. In questa occasione gli autori italiani hanno presentato al Parco il libro
“Guardiani della storia”.
Ai margini della Conca di Pivka è ben conservata l’eredità del Vallo Alpino, realizzato dal Regno d’Italia
negli anni ’30. Per difendere il confine è stato creato un ramo speciale dell’esercito “Guardia alla
frontiera”. La fortificazione del confine fu un enorme progetto finanziario e organizzativo che, oltre alla
costruzione di fortificazioni per lo più sotterranee, comprendeva anche la costruzione di caserme,
magazzini, strade, serbatoi d’acqua e simili. È interessante notare che questo sistema di difesa non fu mai
utilizzato per la guerra vera e propria. La costruzione dei forti avvenne nella massima segretezza, poiché
la gente locale non sapeva cosa stessero costruendo. Gli operai venivano portati dal sud Italia, la gente
locale portava ai posti di guardia solo materiale, acqua e cibo.
Le fortificazioni o bunker, come li chiamano i locali, hanno ancora un po’ di mistero, almeno per quanto
riguarda i due più grandi sistemi di fortificazione su Primož nad Pivko e sulla collina di Habjan, si può
dire che disponevano di moderni dispositivi di ventilazione con un sistema di filtraggio, serbatoi per
l’acqua , generatore elettrico e illuminazione, deposito di cibo e alloggi per i soldati. Le fortificazioni
centrali situate a Primož nad Pivko hanno 481 m di tunnel fortificati che collegano tutti gli spazi
funzionali nel sottosuolo. Temendo i partigiani, nel 1944 i tedeschi tentarono di far saltare alcune
fortificazioni attorno a Pivka, tra cui quella più grande a Primož, ma ci riuscirono solo parzialmente.
Molto interessante e ben conservato è il sistema di fortificazione sulla collina di Habjan, che si trova
praticamente nel centro di Pivka.
I visitatori provenienti dall’Italia erano interessati soprattutto a vedere le posizioni difensive e la fortezza
su Primož, in particolare l’unico blocco di artiglieria doppio, che è considerato un’eccezione tra i tipi di
posizioni difensive altrimenti molto uniformi. La visita delle fortificazioni è seguita la visita del Parco della Storia Militare.
A 6 febbraio, il Parco della Storia Militare è entrato nel mese della cultura con l’inaugurazione della nuova mostra “Ospedale da campo militare – Feldspital 808 e la sua cappella a Kosovelje sul Carso”. Tra dieci ospedali militari che durante la prima guerra mondiale prestavano assistenza medica ai soldati feriti e malati nelle retrovie del fronte dell’Isonzo, nel 1917 un ospedale esisteva anche nel villaggio di Kosovelje sul Carso. Probabilmente anche questa verrebbe dimenticata se non stato per i resti di una famosa cappella ospedaliera nel luogo di ospedale da campo.
Il Parco della Storia Militare è stato ispirato da questo progetto degli abitanti di Kosovelje e dei villaggi circostanti, che cercano con tenacia di far rivivere la memoria storica dei vari eventi avvenuti nel loro villaggio e nei dintorni durante la Prima Guerra Mondiale, e intendono collocare la cappella ritorna come ricordo degli eventi della guerra. L’autore della mostra sul Feldspital 808 è il direttore del Parco della Storia Militare, mag. Janko Boštjančič.
L’ospedale militare da campo austro-ungarico Feldspital 808 fu fondato subito dopo l’inizio della guerra sul fronte serbo, ma dopo la dichiarazione di guerra italiana fu spostato sul fronte dell’Isonzo. Era un elemento indispensabile per l’assistenza medica nelle retrovie dei soldati. Prima si trovava a Škrbina sul Carso, poi fu temporaneamente trasferita a Štanjel. Nell’aprile 1917 iniziò ad operare nella nuova sede a Kosovelje, dove aveva 170 letti per i feriti e i malati. Il complesso dell`ospedale in Kosovelje era costituito da 9 edifici: quattro baracche per feriti e malati, una baracca per la convalescenza, una baracca per ufficiali, una clinica oculistica, una baracca per pazienti con emorroidi e una baracca cucina. Dopo lo sfondamento del fronte, nell’ottobre del 1917, l’ospedale si trasferì nel comune di Motta di Livenza, 40 chilometri a nord-est di Venezia, dove rimase fino alla fine della guerra.
Il nucleo della mostra sul Feldspital 808 è il modello della cappella eretta al centro del complesso a Kosovelje per la cura spirituale dei feriti e dei malati, nonché del personale dell’ospedale. Il bellissimo modello della cappella è stato commissionato dal Parco storico militare con eccezionale cura per i dettagli e l’autenticità storica ed è stato realizzato da Franci Pogačar di Polje a Lubiana, che ha investito più di 2.500 ore del suo lavoro nella sua creazione. Realizzare il modello è stata una grande sfida, perché la cappella fu demolita dopo la seconda guerra mondiale e per circa 60 anni non si seppe nemmeno una fotografia. La preparazione del modello è stata possibile solo grazie al prezioso ritrovamento dell’album fotografico del Feldspital 808, scoperto in Germania dal collezionista di fotografie Marko Mohorčič. Sulla base delle fotografie e delle misurazioni sul campo l’architetto Tomaž Bekš di Kosovelj ha disegnato una pianta precisa della cappella, che è servita come base per la realizzazione del modello.